Nanni Balestrini: La Tempesta… Contemporanea

In parallelo alla rinomata esposizione di Kapoor, è da poco approdato al MACRO di Via Nizza Nanni Balestrini, con la sua mostra-concept intitolata “La tempesta perfetta”, a cura di Achille Bonito Oliva. Si tratta di una lettura personale e contemporanea dell’opera di Giorgione “La tempesta”, in cui l’immagine iconica viene contaminata dalla parola.

A.B. Oliva ne parla così : “[…]L’arte è un massaggio del muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva, e ciò che Giorgione ha promesso Balestrini ha mantenuto, ha prodotto una nuova conoscenza”.

All’interno del ciclo di opere, particolare rilevanza assumono gli arazzi creati con il supporto di Luigi Bonotto e della sua fondazione: una sorta di intrecci fra tessuto e ingrandimenti fotografici dell’opera rinascimentale, a cui sono sempre accostate parole.

Oltre al profondo lavoro dell’artista milanese è stata importante anche la sua presentazione: l’allestimento romano a cura di Bonito Oliva è stato decisivo. Ha sviluppato un percorso che guida lo spettatore attraverso dei tasselli sui muri della sala bianca del Macro, con delle citazioni visive e poetiche in cui si scorgono frammenti dell’opera di Giorgione e al tempo stesso del lavoro concettuale di Balestrini.

L’artista sceglie una delle opere cinquecentesche più enigmatiche, della quale predilige un’interpretazione religiosa e mistica: rappresenta, secondo alcuni, l’episodio biblico della Cacciata dal Paradiso come conseguenza del peccato originale, per mezzo di riferimenti puramente allegorici. L’ arrivo della tempesta è il preludio di quel destino tragico ed ineluttabile che segnerà per sempre il genere umano.

La Tempesta segna, quindi, una perdita radicale e una dissoluzione del mondo così come siamo soliti conoscerlo, generando un’inquietudine; tuttavia è anche testimonianza di una  crisi nella quale è evidente l’incapacità dell’uomo di spiegare i fattori oscuri che la generano. Si tratta di un tema attuale, e non remoto, con il quale l’uomo si confronta da millenni.  Balestrini elabora il tema in chiave moderna, accostandolo alla crisi economica, sociale e psicologica del mondo odierno; ed ecco che il fulmine, che prima rappresentava la collera divina, ora è segno dell’incessante pioggia di parole e dollari di cui siamo schiavi.

Sta di fatto che si tratta sempre di un’inesorabile catastrofe, perfettamente coerente con due aspetti fondamentali dell’opera:                                                                                                  – Risale al periodo veneziano del primo ‘500, proprio nel momento in cui la Repubblica di Venezia avvertiva un forte scombussolamento nell’organizzazione economica e amministrativa.                                                                                                                                   – – Il fascino dell’ enigma, di cui è avvolta l’opera, genera la perdita di un’univoca interpretazione e porta ad un inesorabile smarrimento.

I vari lavori evidenziano queste congruenze portando lo spettatore verso questo senso di smarrimento, sottolineato dalle scomposizioni e ricomposizioni casuali del dipinto con annessi i commenti dei brani shakespeariani e della Genesi.

Quella di Balestrini è una serie di lavori di grande impatto visivo, che mette in risalto la composizione e le infinite varietà di combinazione, accompagnato da un’inequivocabile contenuto sociale e politico. Evoca il suo ragionamento sull’attuale crisi capitalista, in cui la perdita rappresenta la negazione della libertà imposta dalla società di mercato che sommerge la nostra vita quotidiana con il regime totalitario della moneta.

Isabella La Tora

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